educazione-sessuale-e-prostituizione-tra-i-banchi-di-scuola_800x403

L’Italia della prostituzione a scuola e l’educazione sessuale che non c’è

Mozart è troppo erotico per gli alunni delle scuole medie. Ma uno su 10 tra loro sa di compagni che si prostituiscono.

Boicottano lo spettacolo di Mozart: “troppo erotico per gli studenti delle scuole medie”.

Accade tra i banchi di scuola italiani e nel frattempo quasi un ragazzo su 10 conosce compagni che si prostituiscono. Altro che Mozart.

Quando l’educazione sessuale risulta assente senza giustificazione

Secondo un recente sondaggio del principale sito di riferimento degli studenti italiani, il 10% dei 14.000 studenti di scuole medie inferiori e superiori ha almeno un amico o un’amica che pur di ottenere benefit economici o personali, va a letto con altri compagni o con persone adulte: tra questi ci sono anche i docenti, della propria o di altre scuole. Gli stessi docenti che non portano i propri studenti a vedere Mozart a teatro perché troppo licenzioso o che non fanno nulla per promuovere l’educazione sessuale di base tra i propri studenti. Perché in Italia, solo in Italia, non si può. Varcato il confine delle Alpi, l’educazione sessuale è obbligatoria, a volte anche a partire dalla scuola elementare.

Tra i giovani che non hanno diritto all’educazione sessuale, ce ne sono un migliaio che si prostituiscono. Letteralmente. E che imparano sui siti porno quello che Mozart non può nemmeno loro suggerire da un palcoscenico, attraverso la grande arte della lirica. Senza tralasciare la poca conoscenza che i giovanissimi e non solo, hanno delle malattie sessualmente trasmissibili.

Le statistiche:

Secondo l’agghiacciante ricerca condotta nel 2018 tra gli studenti italiani di età compresa tra i 14 e i 18 anni, quasi la metà delle prestazioni a pagamento (il 46%) avverrebbe all’interno della scuola, mentre il 40% si svolgerebbe in casa, 8 volte su 100 in altri luoghi privati e solo in 6 casi su 100 in luoghi pubblici. Qui nemmeno c’entrano troppo i social network, accusati di essere una concausa del “male”, visto che il 60% degli appuntamenti è preso in classe, di persona, e solo il 20% tramite i social network, considerati poco sicuri poiché tracciabili.

Le motivazioni per cui si fa sesso con gli estranei, spesso senza troppe precauzioni, sono le più varie: in 1 caso su 3 per le prestazioni si chiedono in cambio ripetizioni private, nel 19% dei casi per avere contanti, nel 14% semplicemente per una ricarica telefonica, nel 7% dei casi per regali. Nel 35% dei casi chi offre l’adolescente che offre il proprio corpo scatta anche foto o gira filmati durante il rapporto per poi ricattare chi accetta le effusioni. Non è un fenomeno affatto raro: 35 su 100, tra gli studenti e i docenti cascati nel tranello, dichiarano di esser stati vittima, almeno una volta, di ricatti, a volte molto insistenti.

Di fronte a questo l’Italia tace, peggio: nega.

L’educazione sessuale tra i più grandi: vietati i profilattici nelle università per il World Aids Day dell’1 dicembre

Nega persino l’ipotesi che gli studenti possano far sesso tra di loro quando, più grandi, arrivano a raggiungere le aule universitarie. E così finisce per vietare – come accaduto a Chieti in occasione dell’1 dicembre – Giornata mondiale contro l’AIDS – persino la distribuzione gratuita di profilattici davanti alla sede dell’università.   L’evento, promosso dall’associazione studentesca Sism (sindacato degli studenti di Medicina) insieme ad altre realtà, prevedeva banchetti informativi sull’Aids e sulle infezioni sessualmente trasmettibili. Ma il permesso di distribuire profilattici non è arrivato, così la manifestazione è stata annullata. Come se l’idea che i giovani facessero normalmente sesso, oltre che deprecabile, fosse incompatibile con l’idea stessa di educazione. Anche tra gli studenti di medicina, anche tra quei volontari che, prima di indossare un camice con dei pazienti veri, tentavano di fare tirocinio tra i compagni per una giusta causa. L’intero sistema educativo ignora, nega la possibilità di una educazione sessuale vera, completa, che parta dalla A alla Z per dire ai giovani quello che i genitori non hanno potuto mai sentirsi dire: per dire loro che il profilattico va usato sempre, dall’inizio alla fine di un rapporto sessuale e non tirandolo su dal naso per partecipare a challenge assurde e pericolose; che di eiaculazione precoce soffrano in tanti e non è poi così grave; che le dimensioni non contano davvero, quindi non è il caso di cadere in depressione per nulla; che nel sesso tutto è gioco ma ci sono giochi che non è il caso di fare se non si ha esperienza; che abortire non è una passeggiata e la pillola del giorno dopo non è una caramella; che proteggersi non è solo un dovere verso sé stessi, ma un atto di amore nei confronti del partner, soprattutto a 16 anni quando la vita è nel fiore e tutto può accadere.

Tutto questo però non va detto, per lo meno non a scuola, anche se le malattie sessualmente trasmissibili tornano ad aumentare proprio tra i giovani.  A chi la responsabilità?