L’estate 2020 è stata diversa da qualsiasi altra e non è affatto un modo di dire: tutti uniti sotto l’egida dei dispositivi di protezione individuale (DPI) per contrastare il fenomeno del Coronavirus.
Un’estate in maschera che nessuno si aspettava, né qualcuno avrebbe potuto augurarla, considerando il caldo, il sudore e l’afa che vengono amplificati da questa barriera sul volto.
Nonostante le evidenze scientifiche non siano mai sufficienti per mettere d’accordo gli esperti, barricati nelle diverse correnti di pensiero, proteggersi dal virus rimane fondamentale per combatterlo.
Moltissimi hanno scelto di rifornirsi dei DPI sul web. Come, ad esempio, su Maskhaze sono acquistabili mascherine e gel igienizzante, è possibile farlo su una gran quantità di piattaforme commerciali online.
In realtà c’è da ritenersi fortunati se è possibile lamentarsi del caldo e tentare di organizzare la routine delle giornate estive o qualche piccola gita fuori porta. Senza guardare troppo lontano, non molto distante dall’uscio di casa potrebbe essere chiuso in quarantena il vicino (che ha il giardino sempre più verde) o il dirimpettaio sullo stesso pianerottolo.
Comunque, sulla questione “convivenza con il caldo all’epoca del Coronavirus” c’è chi ha deciso di eliminare le lagne cercando di elaborare in maniera costruttiva un piano d’azione. Una scelta d’amore e rispetto soprattutto verso quelli che lavorando in prima linea non possono permettersi neanche il rammarico.
L’Istituto per la Bioeconomia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) di Firenze, ha speso energie (e sudato) per poi pubblicare uno studio su “Science of the total environment”. Nello studio si parla di come è possibile far interagire l’uso dei dispositivi di protezione individuale e gli effetti, spesso negativi, del caldo sull’uomo, misurando e gestendo la situazione.
Nell’ambito del progetto Heat-shield nasce lo strumento che serve a misurare lo stress da caldo in maniera personalizzata, integrando consigli sulle protezioni da indossare, i vestiti, l’attività che si svolge e le caratteristiche ambientali.
Tutto ciò a testimonianza del fatto che utilizzare i dispositivi di protezione individuale, oltre ad essere obbligatorio è una seria necessità.
Marco Morabito, del Cnr, dichiara: “La popolazione per contrastare il coronavirus deve usare mascherine e guanti in plastica o lattice, soprattutto se impegnata in particolari attività lavorative. Questi dispositivi non sono nati per un utilizzo massivo e prolungato all’aperto in particolare all’esposizione dei raggi solari e devono essere testati dal punto di vista microclimatico”
La situazione Covid in costante aggiornamento
Arrivare ad analizzare e misurare lo stress ed il mal di testa causato da caldo e dispositivi di protezione non è solo un modo per raccogliere informazioni o uno studio diretto unicamente alla salvaguardia dei lavoratori a rischio; i ricercatori non sono stati mossi necessariamente dallo spirito capitalista il cui fine è di assicurare la produttività.
Si tratta di un sano input, consegnato dalla scienza alla scienza, alla politica e ai cittadini per sostenere l’uso delle mascherine e supportare la lotta alla diffusione del virus.
Bisogna considerare che senza mascherina la distanza sociale e le norme igienico sanitarie potrebbero non essere sufficienti a contrastare il virus; una tra le misure di contenimento fondamentali è quella di impedire alle droplets di viaggiare indisturbate nello spazio (e nel tempo) raggiungendo persone e invadendo luoghi.
Da poco in Europa, in molte regioni e città si è dovuto provvedere a rivisitare le proprie strategie per il contenimento del Coronavirus.
A Capri, è tornato obbligatorio l’uso delle mascherine all’aperto durante il fine settimana. Il sindaco ha provveduto ad avvisare i cittadini e i turisti a causa del fatto che nel week end accogliere troppe persone significa dover rinunciare ad un distanziamento sociale utile all’aperto, quindi è essenziale coprire naso e bocca anche fuori dai luoghi chiusi.
In Lombardia le norme rimangono più stringenti rispetto a quelle nazionali e si sottolinea che se non ci sarà possibilità di mantenere la distanza di sicurezza tra le persone bisognerà indossare la mascherina anche all’aperto.
Nel Lazio, l’assessore alla salute pubblica Alessio D’Amato, ha confermato che l’uso della mascherina dovrebbe rimanere obbligatorio nella regione a causa di due motivi principali: gli assembramenti dovuti alla movida estiva e i rientri in aeroporto con provenienza da paesi ad alta incidenza virale.
Quindi D’Amato, si dichiara a lavoro al fine di effettuare i tamponi direttamente in aeroporto e il governatore Zingaretti rilancia con campagne di sensibilizzazione al rischio, invitando tutti a responsabilizzarsi e consigliando di seguire le regole.
In Austria l’obbligo di coprire naso e bocca è seguito ad un nuovo aumento di contagi e vengono inaspriti i controlli per coloro che viaggiando rientrano dai paesi balcanici. È previsto che i casi sospetti vengano sottoposti a quarantena e che in generale, all’arrivo, ci si munisca del risultato del test negativo al virus.
Il Messico supera ogni aspettativa mandando in prigione tutti quelli che non indossano la mascherina negli spazi pubblici. I livelli di contagio sono alti e quindi vengono anche imposti limiti di capienza agli alberghi.
In Francia sono stati riscontrati nuovi focolai in luoghi in cui il virus non aveva ancora attecchito, per questo l’obbligo delle mascherine rimane invariato al chiuso e all’aperto. Il Presidente del Consiglio scientifico suggerisce come unica soluzione test a tappeto e circoscrizione dei focolai.
Una maschera va sempre tenuta in borsa o in tasca e al di là del caldo bisogna indossarla in base alle norme e alle situazioni in cui ci si trova. Ricordando di mantenere la giusta distanza tra le persone e di perpetuare i comportamenti più sani a livello igienico sanitario, ognuno a suo modo potrà sentire di fare quello che può nella lotta al virus.