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Corte di Giustizia Europea: vediamo perché i medici dirigenti del SSN hanno diritto al recupero di riposi e ferie

Parecchi i medici dirigenti del SSN non riescono a usufruire di tutti i loro permessi maturati durante l’anno.

Eppure la Corte di Giustizia Europea si è pronunciata piuttosto chiaramente, ribadendo il concetto che i dipendenti delle strutture sanitarie hanno diritto al recupero di riposi e ferie.

Se vi trovate in questa situazione, la lettura del nostro report potrà chiarire la problematica.

Come si esprime la Corte di Giustizia Europea?

In maniera molto chiara, la Corte di Giustizia Europea ha emesso una sentenza con cui afferma del tutto incompatibile la monetizzazione delle ferie con il diritto internazionale comunitario. Nello specifico, facciamo riferimento alla sentenza emanata dalla CGE il 6 novembre 18, nella causa C 619, reperibile sui siti e sulle riviste che si occupano di informazioni sanitarie.

Per monetizzare le ferie si intende ricevere un corrispettivo in soldi al posto delle ferie o del riposo non goduto. Tale cambio non è consentito dalla legge e nessun lavoratore può monetizzare le sue ferie o il suo riposo.

Nemmeno il medico dirigente del SSN, in quanto lavoratore e dipendente pubblico, non potrà fare scambio dei suoi periodi di riposo o ferie con i soldi. Per legge dovrà utilizzare quanto gli spetta, senza ipotizzare un indennizzo economico. Tale normativa, inoltre, ha un fondamento anche del tutto di natura pratica: il medico deve avvalersi di un periodo di assenza dal lavoro per recuperare le sue energie psico-fisiche.

Dal sito https://www.gestionecreditipubblici.it/, specializzato in rapporti con la Pubblica Amministrazione, con eventuale previsione di patrocinio, apprendiamo che tutto il personale degli enti sanitari ha diritto ad un corretto trattamento retributivo.

Questo comprende anche il giusto riconoscimento di ferie e permessi. Coloro che fanno parte di questa tipologia di lavoratori e hanno dei dubbi circa la loro posizione, possono tutelarsi e chiedere consulto a degli esperti.

Quando il medico dirigente del SSN si trasferisce

Nei casi in cui il medico dirigente del SSN si trasferisce presso un’altra struttura sanitaria, si dimette oppure va in pensione, le modalità previste per avvalersi del diritto alle ferie presentano alcune peculiarità.

Le ferie non utilizzate vanno perse?

Si tratta di situazioni delicate, che necessitano di risposte specifiche e devono essere considerate nella loro unicità. In generale, una volta cessato il rapporto di lavoro tra il medico e l’azienda sanitaria, potrebbe farsi avanti la possibilità di monetizzare le ferie non godute.

Può succedere, infatti, che il dipendente si renda conto di aver accumulato un cospicuo monte ore di ferie e permessi non utilizzati, soltanto nel momento in cui ha cessato il suo rapporto di lavoro con la struttura.

Come procedere?

Secondo la legge non ha diritto a nessun indennizzo in moneta, non può, cioè, scambiare quanto non ha goduto con dei soldi.

Qui la legge sorprende per come riesca a tutelare il lavoratore. In effetti è chiaro che la Corte di Giustizia Europea non permetta la monetizzazione delle ferie ma è interessante sapere come riesca a prevenire anche varie situazioni che possono crearsi.

Il supremo organo in materia di giustizia comunitaria consente, infatti, che possa essere corrisposta un’indennità in danaro al dipendente pubblico, o privato, che non abbia evitato di usufruire di ferie oppure periodi di riposo in maniera volontaria.

Questo vuol dire che, se il medico dirigente del SSN abbia sempre assunto un comportamento corretto e trasparente nei confronti della struttura sanitaria, può aver diritto a monetizzare quanto gli spetta.

Le prestazioni mediche come logopedia, infermieristica e assistente medico sono tra le più ricercate, è per questo che bisogna avere ben chiaro il quadro normativo dei propri diritti e doveri in caso di assunzione dalla PA.